Per continuare la nostra rubrica che vede i nostri amici gatti come protagonisti di opere d’arte oggi tratteremo l’epoca rinascimentale.
Di solito nelle opere rinascimentali il gatto non è l’elemento centrale del dipinto ma se ne possono trovare alcuni nello sfondo di scene sacre.
Una di queste opere è quella di Antonello da Messina rappresentante San Girolamo; qui il Santo è raffigurato impegnato nella lettura di un pesante volume, probabilmente un testo religioso e, intorno sono presenti alcuni animali di cui ognuno ha precisi riferimenti iconografici.
Purtroppo, il gatto in quest’opera è ancora collegato all’ideologia che si aveva di questi animali nel medioevo, infatti è rappresentato come simbolo dell’inganno e del peccato: è rivolto di spalle in un angolo nell’ombra.
Un’altra importante opera di questo periodo che immortala un gatto durante una scena religiosa è “l’annunciazione” di Lorenzo Lotto.
La scena rappresenta l’arcangelo che si rivolge verso Maria ed il tutto è raffigurato in modo da rivelare le più intime reazioni emotive dei protagonisti e ciò è accentuato dalla presenza del gatto che fa capolino al centro, anche lui spaventato dall’arrivo improvviso dell’angelo, aggiungendo dinamicità all’immagine.
In altre opere dedicate all’annunciazione è presente questa rappresentazione del felino spaventato, sempre con lo stesso scopo di raffigurare maggiore emotività e senso di sorpresa nei protagonisti.
A riabilitare definitivamente la considerazione negativa del gatto che si è avuta dal medioevo in poi, sarà Leonardo da Vinci, che lo definirà “un capolavoro” della natura e gli dedicherà una serie di sfiziosi disegni dal vero per conoscere al meglio le sue pose e le sue articolazioni, rappresentandolo nelle sue movenze quotidiane: nell’atto di leccarsi il pelo, dormire, azzuffarsi, fare la posta ad una piccola preda.
Da quello che sappiamo, Da Vinci, aveva anche cominciato a lavorare a una Madonna del gatto, che però non è mai divenuta un dipinto finito: le uniche tracce di questa singolare opera si trovano nei disegni che attestano lo studio di una composizione con la Madonna, il Bambino e un gatto stretto tra le braccia di Gesù.
Sono noti altri disegni in cui Leonardo compie esperimenti sulla stessa composizione: ne troviamo uno in cui l’artista prova uno schema diverso, con il gatto che si erge sulle zampe posteriori e appoggia quelle anteriori sul ginocchio sinistro della Vergine; in un altro schizzo l’idea di Leonardo sembra essere già arrivata a un punto piuttosto avanzato, dal momento che la sua attenzione si focalizza soprattutto sulla figura del Bambino, rappresentato in grandi proporzioni, che, tentando di trattenere un gatto, si divincola pericolosamente al punto da sbilanciare tutto il gruppo verso destra;
un altro foglio, disegnato su entrambi i lati, contiene schizzi di un bambino che gioca con un gatto sul lato posteriore, mentre sull’altra faccia del foglio ancora studi per una Madonna del gatto, e poi ancora un bambino con un gatto, e un gatto da solo.
Si pensa che quest’ultimi siano studi tracciati dal vero, occorre dunque immaginarsi Leonardo con il suo taccuino e la sua penna, seguire un bambino che gioca con un gatto, prodigandosi in un “modo molto moderno di disegnare”.
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